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EMOZIONI: IL FARO CHE ILLUMINA LA NOSTRA VITA




Il termine emozione deriva dal latino ex-movere’, il cui significato letterale è ‘muovere fuori’.


Ripercorrendo la storia di questa parola giungendo fino al suo etimo, ovvero alla sua forma più antica conosciuta, ciò che immediatamente si percepisce e ci viene trasmesso, riguarda l’intrinseca natura delle emozioni: guidare attivamente l’esperienza, muovendosi nel mondo verso ciò che ci interpella (che ci chiama verso di sé). Le emozioni, infatti, sono quel sostrato presente in ogni nostra esperienza e azione, quella parte fondamentale del nostro vivere che ci direziona verso un percorso piuttosto che un altro, che ci fa legare a quella persona invece che all’altra, ma anche, più semplicemente, che ci fa preferire quella città, invece di un’altra.


Nell’ambito della psicologia, molti autori hanno cercato di definire il concetto di emozione: alcune teorie hanno preso in considerazione i correlati biologici; altre gli aspetti comportamentali, quelli cognitivi o quelli sociali; altre ancora hanno fornito descrizioni dettagliate delle espressioni facciali connesse. Insomma tanti tentativi di definire e spiegare un fenomeno fondamentale, complesso, che può essere guardato da più punti di vista.


In questo breve articolo si vuole porre l’attenzione sulla stretta connessione con la sfera del movimento, in particolare in relazione al modo in cui l’emozione si articola nel rapporto con il mondo. Se ci alleniamo a porre l’attenzione al nostro movimento nel mondo, alla sua direzione e a come ciò ci fa sentire, potremmo scoprire cosa ci fa stare bene e/o cosa ci fa sentire a disagio; ad esempio, un generico senso di malessere, potrebbe man mano apparirci legato a quella specifica situazione, persona, schema o altro. In assenza di emozioni, infatti, come potremmo scegliere quale possibilità di vita, lavoro, relazionale, di passione, etc.., ci appartiene?


Di seguito viene proposta una breve descrizione di come si esprimono alcune emozioni, promossa dal filosofo americano Smith, con lo scopo di mettere in luce sia il movimento della persona, che, allo stesso tempo, quello del mondo, tendenzialmente sperimentato quando ci si trova in taluni stati emotivi. L’autore, infatti, si riferisce ad esse come a delle coreografie:

  • La tristezza ci muove lentamente verso il basso facendo apparire tutto ciò che ci circonda come se si inabissasse insieme a noi;

  • La gioia proietta noi e il nostro mondo verso l’alto;

  • Nella rabbia l’oggetto verso cui è diretta sembra ingrandirsi fino ad occupare quasi tutto lo spazio, lasciando tutto il resto sullo sfondo;

  • L’amore ci proietta in avanti, facendoci sentire avvolti;

  • La paura ci fa indietreggiare e allo stesso tempo rimpicciolire, mentre le cose del mondo fluiscono in avanti verso di noi in modo incombente;

  • L’ansia ci fa sentire sospesi, come se non avessimo un terreno solido sul quale appoggiare i piedi e l’atmosfera che ci circonda la percepiamo in modo minaccioso.

La modalità in cui le emozioni aiutano a muoverci nel mondo ha ricadute importanti anche quando ci si trova all'interno del colloquio di psicoterapia, che sia a domicilio o in studio; esse, infatti, hanno il potere di guidare la strada da seguire, consentono di comprendere il mondo del paziente e permettono di co-costruire (costruire insieme) un percorso che sia il più possibile coerente con il suo sentire e con la sua storia. In alcuni momenti ci potrebbero spaventare, farci sentire agitati o in diversi stati emotivi, fino al punto in cui si troverà la chiave che ci permetterà di dare la svolta necessaria per rifiorire in una nuova esperienza di vita.


Filomente psicologia


Bibliografia

Stanghellini G., Mancini M. (2018), “Mondi psicopatologici. Teoria e pratica dell’intervista psicoterapeutica.”, www.edizioniedra.it.

Smith Q. (1986), “The felt meaning of the world. A metapshysics of feelings.”, West Lafayette (IN): Purdue University Press.


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