La psicologia a domicilio può essere un intervento determinante nel lavoro con le sofferenze psichiatriche croniche.
Perché?
Partiamo prima di tutto dal concetto di cronicità:
L’aggettivo Cronico, dal latino chronicus ”tempo”, significa, in medicina e nel linguaggio comune: condizione di malattia morbosa o a lento decorso; quindi con scarsa tendenza a raggiungere l’esito, cioè la guarigione, la morte o l’adattamento a nuove condizioni di vita, attraverso l’instaurarsi di un nuovo equilibrio.
Ci sono varie definizioni di cosa sia la cronicità nelle malattie, ma non risulta esserci un’univoca definizione di tale aggettivo.
Definizione di malattia cronica per l’OMS:
-Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): che la definisce come patologia non trasmissibile da una persona all’altra che presenta le caratteristiche di lunga durata e generalmente una lenta progressione. L’OMS evidenzia come sia necessario un trattamento di almeno un anno.
Nella letteratura a livello Internazionale si pone l’accento su varie patologie croniche che portano ad un tasso elevato di mortalità nel nostro pianeta (86% dei decessi in tutta Europa, dato dell’OMS); nonché ad elevati costi per la società, in termini di spesa pubblica.
Tra le patologie croniche si evidenziano anche le malattie mentali.
Delineato, in linea generale, il significato del termine cronico, cosa comporta questo nella sofferenza mentale?
Da quanto detto e dalla mia personale esperienza a contatto con le sofferenze psichiatriche, il termine cronico lo si può ricondurre ad una complessità della situazione della persona: la sofferenza della persona persiste nel tempo, quest’ultima intacca la sua vita e limita le attività quotidiane (cura di sé, autonomie di base; lavoro, relazioni, vita sociale); farmaco terapia a vita; frequente ospedalizzazione; oscillazioni tra momenti di crisi acuta e momenti di contenimento dei sintomi. Queste condizioni diminuiscono drasticamente la qualità di vita; anche la famiglia che li ha in carico, subisce conseguenze notevoli sul proprio assetto.
Nel mio percorso da psicoterapeuta ho incontrato, ed incontro, tante persone con patologie gravi psichiatriche croniche. Le loro esistenze sono complesse e spesso compromesse a livello sociale. Oltre la malattia che indubbiamente segna e scalfisce l’anima, c’è una società che stigmatizza, giudica e considera la presenza di una malattia psichiatrica cronica come assenza di possibilità e speranza di cura.
Non è così.
La psicologia domiciliare si mostra come opportunità per coloro che devono ripartire dalla ricostruzione di tutte quelle routine che per tanti rappresentano l’ovvietà, la normalità, invece per altri sono vissute come ostacoli da superare ed affrontare.
Intervenire a partire dal posto sicuro, dalla propria abitazione, può rappresentare un adattamento creativo per ricominciare: le persone affette da condizioni psichiatriche croniche spesso non riescono a raggiungere lo studio professionale, e non sempre vengono prontamente inserite in un programma ad hoc creato dalle comunità terapeutiche o dalle strutture predisposte.
L’atto di raggiungerle nella propria dimora è un gesto di cura potentissimo: esso implica un andare verso chi di solito rimane isolato e avulso dal contesto.
Come psicologa domiciliare ho potuto osservare come grazie a questo tipo di intervento la persona riesca a riprendere la gestione delle esperienze primarie di cura di sé stessa.
Si co-crea fiducia in un luogo protetto e privo di pericoli, in una zona di comfort che restituisce alla persona un senso di integrità, protezione e sicurezza. Ricordiamoci che i vissuti di coloro che sperimentano sofferenze psichiatriche croniche sono colorati da: paura, terrore dell’ambiente e dell’altro e mancanza di punti di riferimento rassicuranti.
Infine una nota fondamentale da ricordare nel lavoro clinico domiciliare: mai intervenire nella fase di esplosione della sintomatologia (acuzia) e laddove non ci sia un ambiente di supporto famigliare.
Risulta indispensabile, per una buona riuscita dell’intervento, il coinvolgimento dei caregivers (coloro che si prendono cura della persona che soffre) e dell’équipe professionale che ruota attorno all’individuo (psichiatri, medici di base, educatori).
Si è visto come il sostegno psicologico a domicilio prevenga ed argini il drop out (l’interruzione della terapia); questo perché nei momenti di fragilità intensa, nei quali la paura e la tendenza all’isolamento sembrano prendere il sopravvento, il/la professionista viene incontro alla paziente/ al paziente raggiungendolo/a nel proprio nido.

“Ad un cuore spezzato
Nessun cuore si volga
Se non quello che l’arduo privilegio
Di aver altrettanto sofferto”.
Emily Dickson
Filomente Psicologia
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