Il panico riguarda l’esperienza di essere travolti, rappresenta uno “sconvolgimento totale”. Una persona “entra nel panico” quando non controlla più la paura, ha la sensazione che tutto sia pericoloso e tutto stia franando.
La caratteristica propria dell’attacco di panico è un’improvvisa esplosione crescente di paura della durata di alcuni minuti nel corso del quale si verificano svariati sintomi: palpitazione o tachicardia, sudorazione, tremori, respirazione faticosa, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigine, in alcuni casi, svenimento, brividi, diffusa sensazione di calore.
Si può avere la sensazione che la mente sia distaccata dalla realtà circostante o la sensazione di essere distaccati dal proprio corpo e dai propri processi mentali.
Emerge prepotente la paura di impazzire e la paura di morire.
Un ciclone di sintomi che appaiono del tutto “insensati”, che suscitano una terribile angoscia.
Con l’attacco di panico il vissuto viene bruscamente interrotto: accade improvvisamente uno sconvolgente capovolgersi dello stato psicofisico ed emozionale abituale e la persona sente il repentino precipitare di ciò che la sostiene.
Dopo il primo attacco la persona inizia a domandarsi se può fidarsi del suo corpo, della sua capacità di orientarsi, delle persone intorno, dei freni della macchina ecc.
Emerge il panico del panico, la paura di un nuovo attacco di panico.
La persona mette in atto comportamenti di evitamento delle situazioni in cui sono comparsi i precedenti episodi, ha paura che i sintomi possano ripresentarsi e sperimenta in modo reale e angoscioso, l’essere gettato nel mondo senza protezione (Salonia, 2005).
Al disturbo di panico non di rado si associa una condizione di psicopatologica chiamata agorafobia. Questa condizione è caratterizzata dall’evitamento di luoghi pubblici e non familiari, soprattutto se da soli e questo, nelle condizioni più gravi, può portare l’individuo a evitare di uscire di casa o a farlo in maniera molto limitata e con grande disagio.
L’individuo teme di essere fuori casa da solo, l’essere in mezzo alla folla o in coda, viaggiare in automobile o con i mezzi pubblici e ricerca disperatamente la presenza di una persona fidata, spesso un familiare, per affrontare situazioni quotidiane.
Il disturbo di panico può essere trattato nel corso di una psicoterapia, per supportare la persona nel riconoscimento del disagio provato e di quei meccanismi che si sono organizzati intorno al sintomo.
Attraverso l’attacco di panico il corpo urla e impone il disagio esistenziale che l’organismo sta vivendo.
Grazie ad un percorso di terapia la persona viene aiutata a comprendere il cambiamento che vuole affrontare e in quale direzione vuole andare per migliorare la qualità della sua vita, essere più soddisfatto di sé e poter dare “senso” alla sua esistenza.
Quando il terapeuta va a domicilio?
Sono molteplici i casi in cui una persona non riesce ad uscire di casa se non con la vicinanza di qualcuno, ritirandosi sempre di più fino ad isolarsi.
In questi casi lo psicologo varca la porta di casa, effettuando sedute di psicoterapia all’interno del setting creato nel domicilio stesso della persona.
L’obiettivo diventerà quello di portare il paziente fuori di casa, così da permettergli di accedere ad una terapia in studio.
L’intervento domiciliare diventa, dunque, il ponte tra la casa, percepita come luogo sicuro e il mondo esterno, che rappresenta l’ambiente pericoloso.
Attraverso un percorso di cura la persona viene aiutata a ritrovare il coraggio di cambiare. Il coraggio non è eliminare la paura ma poter muoversi con essa, non farsi bloccare da essa ma ritrovare la propria creatività, i propri desideri, la voglia di realizzare i propri sogni.
Filomente Psicologia
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